Stamattina, come al solito dopo ogni elezione, mi sono concentrato sulla lettura e la visione di più notizie e approfondimenti su questa tornata elettorale.
Devo ammettere che questa tornata mi ha trovato alquanto disinteressato per vari motivi, partendo dalla scandalosa attenzione data a fatti gossipari bassa leva (speriamo che fra due settimane quando le elezioni vadano in archivio tutte queste stronzate che hanno insozzato etere e carta stampata), arrivando al fatto che a me di provincie ed europa, detta abbastanza volgarmente, non me ne può fregare di meno.
I motivi sono piuttosto semplici ed eloquenti: le provincie non sono altro che un poltronificio (conosciute per gli interventi nelle scuole o le sponsorizzazioni sportive), mentre il parlamento europeo non fa altro che ratificare le decisioni degli euroburocrati (oltre a ratificare regole tra le più stupide al mondo vedi dimensione e fattezze ortaggi).
Ma stamattina non pensavo a questo mentre mi dimenavo nel fantastico mondo dei media italici. La cosa bella è che ho visto esultare e cantare e ballare cori di giubilo da tutto l’arco politico.
Esultava il Pd (???) per aver “tenuto”, che da oggi apprezziamo sia il sinonimo di “in un anno abbiamo perso il 7%”.
Esultavano gli ulivisti perchè sommando tutti quelli che era possibile sommare alla fine si tenevano vicino a Berlusconi.
Esultava Ferrero perchè “questo è stato un referendum su berlusconi e lui ha perso”, chissà se ha pensato che ci potesse essere stato un referendum sui comunisti.
Esultava la Bonino perchè “i radicali ci sono ancora”, forse in un momento di vuoto di quando riuscirono a raggiungere l’8% per poi buttare tutto nel cesso.
Alla fine se si fanno un paio di calcoli si vede che più o meno è cambiato poco (se si esclude il crollo fallimentare del pd, ma con i voti che più o meno sono rimasti lì tra sinistra e di pietro) e che le intenzioni di voto degli italiani rimangono quelle.
Alla fine non ha vinto nessuno.